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Filo oro a tavola

majesticPensando alla tavola di Natale ci tornano in mano in questi giorni i piatti che raramente usiamo. Preziosi e decorati  rimaniamo sgomente davanti al filo oro diventato color bronzo. Scurito e ossidato spesso non sapendo che cosa fare usiamo prodotti abrasivi o chimici causando danni irrimediabili.

Ancora la cara nonna (mai sottovalutarle!) ci dà un semplicissimo rimedio. Un piccolo panno da cucina umido e un pizzico di bicarborbato da passare delicatamente sul bordo. Come d’incanto la brillantezza riaffiorirà. Per decori delicati consiglio la prova su una piccola parte.

natura0086Anni or sono lessi questa storia girando tra i blog.

Mi rimase impressa la semplicità e la forza del messaggio tanto da raccontarla subito ai miei figli. Loro ancora la ricordano con piacere e devo dire anche io anche per il fatto che è strettamente legata al mondo della cucina.

 

Una figlia si lamentava con suo padre circa la sua vita e di come le cose le risultavano tanto difficili. Non sapeva come fare per proseguire e credeva di darsi per vinta. Era stanca di lottare. Sembrava che quando risolveva un problema, ne apparisse un altro. Suo padre, uno chef di cucina, la portò al suo posto di lavoro. Lì riempì tre pentole con acqua e le pose sul fuoco. Quando l’acqua delle tre pentole stava bollendo, in una collocò alcune carote, in un’altra collocò delle uova e nell’ultima collocò dei grani di caffè. Lasciò bollire l’acqua senza dire parola. La figlia aspettò impazientemente, domandandosi cosa stesse facendo il padre…
Dopo venti minuti il padre spense il fuoco. Tirò fuori le carote e le collocò in un piatto. Tirò fuori le uova e le collocò in un altro piatto. Finalmente, colò il caffè e lo mise in una scodella. Guardando sua figlia le disse:
“Cara figlia mia, carote, uova o caffè?”
La fece avvicinare e le chiese di toccare le carote, ella lo fece e notò che erano soffici; dopo le chiese di prendere un uovo e di romperlo, mentre lo tirava fuori dal guscio, osservò l’uovo sodo. Dopo le chiese di provare a bere il caffè, ella sorrise mentre godeva del suo ricco aroma. Umilmente la figlia domandò:
“Cosa significa questo, padre?”
Egli le spiegò che i tre elementi avevano affrontato la stessa avversità, “l’acqua bollente”, ma avevano reagito in maniera differente.
La carota arrivò all’acqua forte, dura, superba; ma dopo essere stata nell’acqua, bollendo era diventata debole, facile da disfare.
L’uovo era arrivato all’acqua fragile, il suo guscio fine proteggeva il suo interno molle, ma dopo essere stato in acqua, bollendo, il suo interno si era indurito.
Invece, i grani di caffè, erano unici: dopo essere stati in acqua, bollendo, avevano cambiato l’acqua.
“Quale sei tu figlia?” le disse.
“Quando l’avversità suona alla tua porta; come rispondi? Sei una carota che sembra forte ma quando i problemi ed il dolore ti toccano, diventi debole e perdi la tua forza? Sei un uovo che comincia con un cuore malleabile e buono di spirito, ma che dopo una morte, una separazione, un licenziamento, un ostacolo durante il tragitto, diventa duro e rigido

Esternamente ti vedi uguale, ma dentro sei amareggiata ed aspra, con uno spirito ed un cuore indurito? O sei come un grano di caffè?

Il caffè cambia l’acqua, l’elemento che gli causa dolore. Quando l’acqua arriva al punto di ebollizione il caffè raggiunge il suo migliore sapore. Se sei come il grano di caffè, quando le cose si mettono peggio, tu reagisci in forma positiva, senza lasciarti vincere, e fai si che le cose che ti succedono migliorino, che esista sempre una luce che, davanti all’avversità, illumini la tua strada e quella della gente che ti circonda”.
Per questo motivo non mancare mai di diffondere con la tua forza e la tua positività come il “dolce aroma del caffè”.

 

Ci sono giorni come questi in cui ci penso spesso.

Cosa lasceremo? Dov’è da ricercare l’importanza della nostra esistenza? In fondo possiamo sparire nel nulla da un momento all’altro. E mi appare chiaro, abbandonate tutte le aspirazioni economiche e di potere che si polverizzano nel lasciare questo mondo, l’importanza di una coerenza di vita, la prospettiva di tramandare valori, tradizioni, di lasciare un sorriso sulle labbra di chi ci penserà.

Fare questo richiede tempo, dedizione, fede. Perchè dell’importanza di ciò che lasciamo ne dobbiamo esser convinti innanzi tutto noi e di quanto sia fondamentale educare i nostri figli con la nostra storia.

Una volta c’erano i nonni che intorno al fuoco raccontavano le loro “gesta” di ragazzi e le nostre nonne che ci mettevano in cucina sulla sediola per arrivare al tavolo ad ammassare la pasta.

Ora presi a correr dietro a mille cose, difficilmente ci fermiamo a raccontare le nostre piccole esperienze, i nostri ricordi e di questo me ne rammarico. D’altra parte come possono i giovani oggi formarsi degnamente se non conoscono la loro storia? Diventano spesso contenitori sterili di input mediatici sempre più aggressivi senza invece pensare di essere una parte importante della storia.

Personalmente il dolce ricordo di chi non c’è più ed i suoi insegnamenti mi hanno aiutato a superare momenti difficili e questo lo trovo davvero un dono del cielo, riuscire a trasformare una perdita cara in una presenza interiore che emerge dalla memoria e continua ad essere raccontata con la dolcezza del ricordo.

Ti voglio bene papà!

Moltissimi anni fa rimasi affascinata in fiera dalla Lumen. Una gamma vastissima di candele profumate, particolarissime, erano accese lasciando piacevolissimi profumi.

Quello che mi colpì all’inizio fù la semplice estetica e l’eleganza di queste candele tutte made in Italy, l’essenzialità nelle forme e per me, che ricerco da sempre la qualità, fù una bella scoperta.

Dopo un’enormità di candele maleodoranti, con consumi velocissimi e chissà con quali coloranti o essenze sintetiche dentro, avevo trovato chi da tempo cura tutto della qualità nel fare candele.

Lumen nasce nel 1961 in un seminterrato di Seregno (vicino Milano) dalla mano di Paolo Pirola e diventa negli anni una realtà aziendale con una sede ora di oltre 3000 mq.

Parliamo quindi, come ho già detto, di prodotto esclusivamente italiano con profumazioni naturali, senza additivi chimici né coloranti artificiali…senza sfruttamento di lavoro minorile o lavoro oscuro.

Insomma una fiamma che brucia “sincera”, essenze che possiamo respirare tranquillamente.

Bellissime le Circlemarker candele che “costruite” con un procedimento speciale si “sbucciano” lasciando colare così la cera in modo originale.

Le loro profumazioni sono davvero moltissime.  Personalmente amo molto quella alla vaniglia e le speziate che d’inverno danno un gradevole profumo dentro le stanze delle nostre case. Alcune di loro arrivano ad una durata di 80 ore.

Attenzione però tranne una o due varietà non consiglio di metterle in tavola durante il pasto proprio perché profumate, tuttalpiù di togliere al suo inizio, o di usarle come si usano le migliori essenze in casa.

La candela che spesso si lascia per decorare la casa o si accende solo durante le feste è in questo caso una profumazione d’ambiente decisamente calda e di grande effetto.

Ce ne sono per il relax, per le Spa, per le feste natalizie, per le cene estive, ce ne sono talmente tante che è davvero difficile scegliere.

Dopo averle provate personalmente ed aver apprezzato quindi la loro qualità le consiglio vivamente a chi come me ama quella “tremula fiammella” accesa dentro casa, non per sottolineare solo una festa ma per concedere, chiuso fuori dalla porta il tram tram quotidiano, il calore del ritorno.

 

www.lumen.it

da oggi in vendita presso Maison Bleu

 

Autunno in tavola

  

E’ di nuovo autunno.

Ricominciato il lavoro a grandi ritmi, le scuole, iniziano di nuovo gli inviti tra amici, piccole cene e gite fuori porta approfittando del sole di ottobre che dà meravigliosi colori alle cose e una temperatura davvero eccellente per passeggiare.

Colori tra il giallo e l’arancio, sfumature infinite di verde si vedono passeggiando tra boschi, parchi di città strade di campagna.

A volte dimentichiamo nella frenesia del quotidiano quanto il contatto con la natura alleggerisca il nostro stress e possa ricaricarci positivamente.

Proprio per questo portare l’autunno a casa aiuta a non staccarci completamente da quella magnifica sensazione. E come mi direte? Semplice, portando a casa un prezioso bottino di cui goderne nei giorni successivi e magari da poter mettere a tavola in una cena con amici.

Basterà raccogliere e selezionare nel corso di una passeggiata piccoli rami, qualche sassolino, castagne, ricci, foglie di varie grandezze, ciuffetti di ciclamini, noci, pigne, melograni, uva a seconda di dove vi trovate. Insomma un pout pourri di elementi naturali secchi e non da disporre su un piatto abbastanza grande di vetro o porcellana alternando colori e forme.

Potrete decidere di lasciare le foglie così oppure puntarle in una spugna precedentemente bagnata, per i fiori basterà un piccolo bicchiere con dell’acqua che poi il fogliame coprirà.

Se poi servisse per una cena basterà inserire all’interno una o più candele accese, se fosse un pranzo piccoli fiori freschi dei colori del tovagliato.

Una gioia per gli occhi, una piccola sorpresa per i vostri commensali.

Di gusto sarà offrire a fine cena un cestino con dolcetti o frutti che la composizione porta con se: mele, noci, melograni, uva, ecc..

Ringrazio amorevolmente mia madre per avermi insegnato a vedere il cambio delle stagioni ed apprezzare così ogni loro sfumatura.

Il Signor Claudio è una persona gentile.   

Ci accoglie sorridendo mentre arriviamo con un po’ di ritardo dopo esserci meravigliosamente perduti tra le campagne ed i vigneti di Zagarolo, a sud di Roma.

La giornata è splendida , peccato non avere con noi la macchina fotografica.

Discorriamo e si sente chiaro il suo entusiasmo per la produzione di quest’anno.

La famiglia Loreti produce da anni rosso Casale Tiberio, il bianco Zagarolo Superiore Tufaio e un buon Tufaio Passito, ma degno di gran nota è il suo Tufaio Brut Pas Dosé che mi ha sorpeso enormemente quando qualche mese fà l’ho bevuto per la prima volta.

Proprio qui a pochi chilometri da casa un brut che dà davvero filo da torcere a moltissimi del settore.

Credo che la cosa migliore sia degustarlo con grande obiettività.

Dopo una piccola visita alla cantina che ospita anche turisti da tutto il mondo scendiamo nelle grotte.

Dormono o meglio riposano bellissime bottiglie di brut magnificamente allineate in grottini di color terra di siena, volte naturali ricavate nel tufo appunto, davvero uno scenario suggestivo e molto curato dal Sig. Loreti che non nasconde minimamente la sua passione per questo lavoro.

L’umidità forte, mi spiega, obbligava un tempo a chi lavorava lì sotto a rimaner il più possibilmente fermo per poter mantenere la temperatura corporea costante.

E la sua passione e la sua cura si sentono nei suoi vini di cui non trascura nulla, etichetta inclusa.

Mi auguro riceva presto un riconoscimento al suo ottimo lavoro anche se i suoi vini sono davvero già ben recensiti da siti del settore come Lavinium

È un piacere essere stati in sua compagnia e sapere così di portare a casa non solo il frutto di un ottimo lavoro ma anche la costante ricerca della qualità che a differenza delle grandi ditte, aziende come la Cantina del Tufaio sanno fare magistralmente.

 

Cantina del Tufaio

Cantina: Colle Cancellata di Mezzo 32

00039 Zagarolo (ROMA)

tel. 06 9524502

si consiglia avvisare la visita

 

www.cantinadeltufaio.it

 

 

 

Vi è mai capitato di entrare in enoteca con la voglia e la curiosità di aggiungere alla vostra conoscenza un buon vino? e rimanere in “anticamera” sgomenti della grande quantità di vini e cantine presenti nella nostra Italia?

A me è capitato e spesso sono stata rapita da etichette colorate e nomi altisonanti finchè mi son sentita “salvata” dall’esperto dell’enoteca che mi indirizzava verso il vino cercato.

Ma a tutto questo, purtroppo, spesso si aggiungeva l’aspetto commerciale che mi lasciava titubante finchè un giorno la mia curiosità mi spinse sul portale di Lavinium.

Cercavo non solo il consiglio per l’acquisto, ma l’esperienza di chi di vini ne testa tanti, il consono abbinamento con il piatto da me preparato, la qualità e il prezzo giusto, ero insomma alla ricerca della qualità… di Lavinium appunto.
Mi sono splendidamente persa tra i vini consigliati al supermercato (che al principio è stata la cosa più semplice) ed ho “testato” personalmente lo sforzo di ricerca di questo staff per portare a conoscenza del “comune consumatore” non solo la qualità ma anche il rapporto con il prezzo.

Poi man mano presa confidenza mi sono iscritta alla loro newsletter e la mia passione è aumentata a tal punto che ho cominciato a conoscere e visitare cantine.
Seguendo le loro indicazioni su cantine, produttori, vini presenti sul sito e sul blog, non solo la mia curiosità saliva ma soprattutto testavo man mano la “schiettezza” di giudizio di questo magico mondo diretto da Roberto Giuliani.

Grazie a questo portale, sempre vivace ed in movimento, ho conosciuto luoghi, vini, persone che lavorando con tenacia racchiudono in 750 ml di vino: tradizione, storia e passione.

Un ringraziamento speciale devo fare a Roberto Giuliani che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui ammiro fortemente la capacità di giudizio ben lontana dall’aspetto commerciale ma alimentata dal puro desiderio di far conoscere a “profani e non” vini di grande qualità!

Lavinium ha ricevuto nel 2007 il Premio “Luigi Veronelli” come miglior sito di enogastronomia.

http://www.lavinium.com/

Alceste ad Anzio

 

 

 

 

 

 

Nella piena settimana di ferragosto,

rimanendo a casa per lavoro ho voluto concedermi una piacevole serata.
E come al solito curiosando tra i ristoranti del Gambero Rosso trovo un ristorante a me noto da tempo: Alceste.

Un piccolissimo ristorante nel cuore di Anzio, al porto, vicinissimo agli sbarchi di turisti che in questo periodo si affannano a prender questo o quel battello.
Noi non volevamo andare da nessuna parte ma festeggiare in famiglia il mio compleanno, così, dopo aver prenotato in veranda già di prima mattina, siamo arrivati alla buon ora (verso le otto e trenta) in questo piccolo ristorante con vista sul mare.

Piacevole all’entrata l’accoglienza garbata dei camerieri e immediatamente mi ha colpito il bellissimo abbinamento tra tovagliato e coprimacchia azzurro-arancio.

Ci sediamo e la brezza marina subito ci dà una bella sensazione unita alla presenza pronta di un cameriere che porta menù e carta vini.
Mi spiace non trovare sul tavolo una piccola candela o un fiore.

La cucina è classica senza troppi fronzoli.
Pietanze da noi ben conosciute come il risotto alla pescatora, spaghetti alle vongole, frittura mista, rombo e patate sembrano non dare nessuna nuova al menù.
Ma si sà a volte a fare la differenza sono le materie prime e la maestria di chi le cucina.

La carta vini è buona.
Così assaggiamo spaghetti alle vongole, spaghetti agli scampi e risotto alla pescatora.
Piatti profumati e saporiti e ben cucinati, forse troppo al dente gli spaghetti, ma nel piatto non ne rimane nemmeno uno.

In nessuno di loro è presente il peperoncino e questo per me è grande segno di ottima cucina, in quanto quello che si dovrebbe sentire mangiando un piatto a base di pesce è proprio il suo sapore.
Ottima anche la frittura di pesce, croccante e profumata.
Le porzioni abbondanti vengono ben presentate su grandi piatti bianchi.

Il tutto lo accompagnamo con un buon Sauvignon Jermann.

Intanto a locale pienissimo ora si fà fatica anche a passare tra i piccoli tavolini posti sulla veranda ma rimane il sorriso sul viso affaticato dei camerieri.
Fuori stagione è sicuramente un posto molto romantico dove godere di una cenetta a due ma la loro cucina vale comunque una visita.

Usciamo davvero soddisfatti dopo aver pagato un conto “giusto” considerando la freschezza dei prodotti assaggiati per quanto non economico.

Consigliato vivamente a chi ama il pesce fresco e la cucina semplice.

Alceste al Buon Gusto

Piazzale sant’Antonio 6

00042 Anzio (Roma)

tel. 069846744

È tempo di cerimonie. Matrimoni, comunioni, battesimi. Ospiti in casa e piccoli ricevimenti. Per tutti questi eventi l’uso dei fiori è molto importante.
Che siano candidi o colorati, poggiati in più angoli della casa danno un tocco di festa ed armonia al ricevimento. I fiori come un delicato centrotavola per una cena con ospiti, accompagnati magari dal lume di una candela, all’angolo di un piccolo buffet o vicino al piattino dei confetti e perché no, un gentile tocco nella toilette accanto al lavandino.È un modo per comunicare gioia ma spesso diventa costoso e difficile da realizzare.Sono stata al mercato e ho comprato pochi candidi fiori che con l’aiuto di un po’ di fantasia possono divenire splendidi centrotavola che potrete realizzare da voi anche se non siete grandi esperte.La mia spesa totale escluso la base che ho trovato in casa e la candela è stata di € 13,00.Ho pensato di creare un centrotavola adatto ad un piccolo buffet o per mettere su un mobile della casa e un altro con candela adatto ad una cena o ad un ricevimento serale. Consiglio sempre di usare nel secondo caso candele a lunga durata si eviteranno così brutti spegnimenti durante la serata.Con gli “avanzi di fiori” potrete sempre creare piccoli mazzolini che potranno essere usati come segnaposto o sparsi qua e là dentro casa.La mia è volutamente una composizione semplice che si può usare come base per una composizione più ricca e complessa.

Queste le istruzioni d’uso:
Dopo aver ben imbevuto la spugna per fiori freschi in acqua (almeno 2-3 ore) tagliatene un pezzo e adagiatelo sul fondo della ciotola.
Seguite la forma da dare alla composizione (tonda, ovale) desiderata con la gissofila ed infilate le calle a gradazione dalla più alta alla più bassa, stabilite così già l’altezza.
Sistemate intorno alle calle un po’ di felce per evitare che a composizione finita si veda la spugna e riempite i vuoti nuovamente con la gissofila.
A questo punto potrete allungare o arrotondare la composizione inserendo la felce alla base della composizione e inserire qua e là fiocchi di organza o di raso.
Lascio ora spazio alla vostra fantasia. Potrete inserire rose, fresie, fiori colorati, spighe e frutta che ben si adatta alla cerimonia. Le calle potranno essere sostituite con rose o lilium.Ricordare che la gissofila ha una buona resistenza quindi se idraterete bene la composizione potrà esservi utile per più giorni sostituendo solo fiori delicati come le calle.Per il centrotavola con candela ho usato un po’ di ginestra

Da pochissimo a Marino si è trasferita la vecchia Cantina Colonna ben recensita dal “Gambero Rozzo”. Ha preso il nome di chi per anni ha gestito e curato piatti tipici e i loro ingredienti, ha preso il nome di chi giustamente ne ha fatto la fama: la famiglia Mari appunto.
Siamo andati a trovarli nella loro nuova sede molto vicina all’altra sempre nel cuore di Marino.
Decisamente più ampio il locale offre più posti a sedere in due salette distinte.

Fabrizio Mari carico di una passione per la tradizione della cucina locale, difende con ardore la ricerca di tutti quegli ingredienti fondamentali e locali ed i suoi piatti lo dimostrano. Parlare con lui è un piacere perchè ad ogni nostra domanda ha risposta esauriente ed appassionata.
I loro piatti stupiscono per la semplicità e nello stesso tempo per la bontà ma soprattutto per la ricerca di sapori dimenticati e ricette autentiche.
Assaggiamo così primi piatti con verdure di stagione come le pappardelle in bianco con pachino, punte di asparagi e funghi porcini e tagliolini cacio e pepe.
Ci accompagna un vino laziale rosso di Casale del Giglio scelto fra la carta dei vini, l’unica disponibile perchè menù non esiste ed è piacevole.
Fabrizio viene direttamente da noi ad elencare il menù. Ci spiega i piatti, la sua ricerca, consiglia ed è proprio così che una trattoria tipica dovrebbe essere.

Continuiamo con trippa alla romana e guancia di vitella alla “picchiapò” ovvero con pinoli e pachino (davvero sublime). Mi stupisco del pecorino sulla trippa non così forte come siamo abituati a sentirlo. Sempre Fabrizio mi spiega che il vero pecorino romano è più dolce di quello che comunemente chiamiamo così che in realtà ha origine sarda ed è decisamente più salato. In tutto è certo c’è la ricerca.
Buonissimo anche il contorno che ci facciamo consigliare: camorraccia con patate.
Ottimo anche il millefoglie con fragole.

Mi rammarica però non trovare la tipica tovaglia a quadretti rossi delle trattorie romane e il locale è ora di foggia decisamente più moderna.
L’insegna luminosa all’esterno accanto a quella da me tanto amata di “Trattoria” incisa su faesite vecchia e consumata.

Insomma rivoglio la mia tovaglia a quadretti che con quei piatti ci stà d’incanto, i tavolacci e i muri in calce, la carta paglia e tutto il resto, perchè andare alla Taverna Mari è assaggiare sapori dimenticati e le tradizioni locali, parlare con Fabrizio è parlare con chi conserva tradizioni e costumi e nei giovani oggi è davvero cosa rara!

Consigliata vivamente a chi ama sapori autentici!

Taverna Mari
Via Cavour 100/102
Marino (Roma)
tel. o693668261
Aperto solo la sera
Sabato e Domenica pranzo e cena
Mercoledì chiuso
info@tavernamari.it